Sto qui a rimuginare un po'.
Rannicchiata sul lettino, con sciarpetta e giacchettino.
Queste belle giornate autunnali di metà e fine maggio sono state quasi provvidenziali. E sì, lo so, lo so, sono una meteoropatica nata, ma in questi giorni questo tempo grigio non mi è dispiaciuto affatto.
Abbandonata l'idea di abbandonare il blog - forse ne aprirò un altro, a tema, ma non so quando. Oppure no - mi sono resa conto di essere stata veramente male un mese fa e di aver sfogato le mie frustrazioni passeggere sul blog - farà parte della blog therapy?! - e così rettifico l'Ei fu., e anche il Siccome immobile: ognuno è libero di fare quel che vuole, liberiamoci tutti! Mi sono liberata anch'io e pace.
Detto questo, spezzo una lancia in mio favore: il dolore fisico è una cosa terribile e può arrivare a farci cambiare l'espressione del volto e anche dei neuroni: rileggendo quello che ho scritto - anzi, no, non lo rileggo, perché me lo ricordo e mi fa abbastanza orrore - non mi riconosco affatto. Quella che ha scritto non ero io, era il demone del dolore lancinante che si era impossessato di me e (s)parlava al mio posto. Per carità, ho detto cose vere, eh, però ribadisco la libertà... la libertà!
E poi uff.
Sto cercando di capire cosa fare della mia vita. Voi lo sapete?
Beh, io in questo momento non lo so.
Ci sono delle cose che mi piacerebbe fare, sono diverse cosette, più o meno tutte in linea l'una con l'altra. Credo che significhi che in qualche angolo recondito della mia mente una specie di progetto deve pur esserci.
Il problema è che ho paura. Io ho paura.
Lo ammetto, sì, io ho paura. Ho paura di tutto in questo momento.
Una paura che mi blocca, mi intrappola e mi fa avere persino paura di vivere.
Pensavo di avere solo paura dei piccioni et similia, invece qui le paure crescono esponenzialmente. Che poi, secondo me, avere un po' di paura fa anche bene - mi spaventano le persone che non hanno paura di nulla, le trovo incoscienti o inconsapevoli o superficiali, o tutte e tre insieme. Insomma, la persona che non ha paura di nulla non mi ispira fiducia cieca, anzi, mi spaventa, perché secondo me chi ha paura ha anche una certa consapevolezza delle cose e chi non ha paura, invece, no.
Il problema è che io, al momento, ho troppe paure e tutte queste paure sono controproducenti.
Forse è solo paura di crescere.
Avete mai pensato che non tutti gli adulti sono cresciuti?
E non è sempre un bene, eh. Non sto parlando del bambino interiore, che è un'altra storia. Parlo proprio della gente comune, della massa. Penso che molte delle persone che incrociamo in giro non siano cresciute, pur essendo fisicamente adulte.
Ecco, io non voglio essere una di loro.
A volte mi rendo conto della pochezza delle persone. E mi fa paura.
Di solito le persone avevano dei sogni o delle qualità innate quand'erano bambine, però puntualmente da grandi se ne dimenticano e solo pochi realizzano il progetto originale.
Ecco, io, a volte, vorrei parlare con la me bambina e chiederle se è felice di quello che ho fatto e di chi sono. Soprattutto di chi sono. Io so che la me bambina mi direbbe che è contenta di alcune cose che ho realizzato, perché le volevo proprio fare e ci sono riuscita. So che sarebbe contenta anche di chi sono, anche se qualche volta sono un po' difettosa e forse mi redarguirebbe un po' su qualche difettuccio. E poi, a un certo punto, mi direbbe: "Ma che stai a fa'? Svegliati!" - E il problema è che non riesco a svegliarmi, mi sento intorpidita. Sento che il mondo intorno a me va avanti e io mi sento chiusa nel mio bozzolo, e vedo tutto attraverso un vetro smerigliato.
Non trovo le istruzioni per cambiare il vetro.
Forse devo romperlo, per uscire dal bozzolo.