sabato 31 agosto 2013

Paint... at home! II

Ta-dààààààààààààànnnnnnnnnnnnnnnnnn!!!



Eccolo qua! L'opera prima di un'imprecisata serie di cosucce fai-da-te. Avevo sempre sperato/pensato/voluto creare/trasformare qualcosa e finalmente l'ho fatto.

Inizialmente avevo pensato al verde, perché di sotto ci sono molte piante e il verde è il colore naturale dominante, diciamo così; poi è saltata fuori una vecchia sediolina di nonno che in origine era di questo colore, poi un portavasi, poi mi sono ricordata che anche il pergolato era di questo colore e così ho deciso di dipingere anche il lavandino di verde acqua/acquamarina, che in questo caso si chiama laguna - so che a nonno sarebbe piaciuto, è il colore che aveva scelto lui! ^_^

Scelto il colore, ho pensato a due decorazioni: i pois oppure dei fiori di varie altezze dipinti a mano. Indecisa fino alla fine, ho optato per i pois bianchi, per riprendere il colore dello smalto del lavabo e dare il senso delle bollicine d'acqua.

Che ne dite, vi piace? 
Non vi piace? 
Si potrebbe migliorare?

Ok, ditemi tutto, ma non ditemi che i pois sono spezzettati e avrei potuto essere più precisa!
Il fatto è che questa imprecisione è dovuta a un'eccessiva precisione iniziale, questa:





Se solo avessi spostato il mio stencil - fatto a mano, ritagliato nel cartoncino dei cereali! ;) - di un solo centrimetrino, i pois sarebbero stati perfetti sugli sportelli!! Ah!! Volevo crocifiggermi quando mi sono resa conto che i pois fatti alla buona tanto per fare erano perfetti quanto a dimensioni e distanza (sì, prima ho fatto i pois sul cartoncino e poi ho misurato la distanza tra di essi, che matta!) e poi e poi e poi... un centimetro! E sarebbe stato tutto perfetto!

A dirla tutta, però, un po' di imprecisione mi piace, perché rende tutto un po' più fatto a mano, personale, umano; meno industriale o artificiale.
Se notate uno dei manici degli sportelli, vedrete che ne manca un pezzettino. Avevo pensato di creare la parte mancante con un pezzetto di cartone o di legno, incollarla e poi verniciarla per mimetizzare l'aggiunta e mascherare il difetto, ma poi mi sono detta che quel tocco di imperfezione rendeva il mio lavandino di nonna unico e simpatico... e l'ho lasciato così! ^_^





Allora, chi ha indovinato il colore?
Il verde acqua ha quel tocco di celeste di Cecilia, mescolato al verde mela di Mary Poppins. E il rosso papavero della Formica? Beh, se avessi dipinto i fiori, ci sarebbe stato anche quello, quindi in un certo senso avete indovinato tutte e tre! ^_^

Dato che il mio primo lavoretto è piaciuto, abbiamo pensato di ridipingere... tutto! Più o meno.
Ho iniziato dal tubo dell'acqua - vi piace colorato? ^_^ - e poi continuerò con qualche altra cosetta che vi risparmio per ora, 




ma presto il vostro consiglio sarà prezioso - ho un color geranio meraviglioso!!!

Se siete interessati ai vari passaggi eseguiti, al tipo di vernice usato o a qualche consiglio del tutto spassionato - errori compresi! -, fatemi sapere e scriverò un post ad hoc! ;)
Per ora è tutto, passo e chiudo.

Bonne nuit! ^_^





PS: Avete notato il flaconcino del sapone per le mani? ;)

venerdì 30 agosto 2013

Le (dis)avventure di (S)Fortunella IV

Sì sì, lo so, stavate aspettando Paint... at home! II per vedere cosa ho combinato con il lavandino di nonna, ma oggi sono andata dal medico di famiglia con i risultati delle analisi.

Secondo voi, quante probabilità ci sono di infilzarsi un piede con un bastoncino per spiedini mentre si è in bici e si pedala tranquillamente, senza corse, in pace col mondo e con sé stessi, beccarsi la mononucleosi e rovinarsi le (misere) vacanze dopo meno di 24 ore dal loro inizio?

-.-"

Beh, io ci sono riuscita!

Chissà perché penso che se provassi ad andare a Chi vuol esser milionario?, La ruota della fortuna (esiste ancora??), L'Eredità, Affari tuoi et similia, mi butterebbero fuori prima di subito senza l'ombra di un misero centesimo.

Perché il mio fattore C non gira al contrario? Perché?

Perché??

Che poi, mettiamo pure che sono particolarmente sfigata (tanto per dirne una, ricordate di quando mi ha punto il calabrone nascosto nella manica dell'accappatoio? Vedi punto 7!), ma non sono andata a cercarmi nulla e ce l'ho abbastanza con quell'essere immondo che ha buttato il bastoncino a terra dopo aver consumato il fiero pasto. Da oggi lo chiamo Ugolino.
Ecco, io ce l'ho con tutti quegli sporchi Ugolini che oltre a imbrattare il pianeta Terra, fanno del male anche agli esseri viventi.

Dovremmo (mi ci metto anch'io!) proprio imparare ad essere più rispettosi di tutto. Delle cose, delle persone e delle persone non umane.

Io sono stata fortunata, è solo mononucleosi, ma sono sicura che qualcun altro sul pianeta Terra abbia contratto in maniera così sciocca qualcosa di più pesante a causa di un Ugolino non rispettoso.

Facciamo attenzione! A volte un nostro gesto - piccolo, piccolissimo, minuscolo - può salvare la vita di qualcuno che non conosciamo.

Voi siete dotati di fattore C o avete un insano fattore Cris?


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giovedì 22 agosto 2013

Paint... at home! I

Ciao papaverini! ^_^

In questi giorni di post convalescenza e post Ferragosto mi sono data al fai-da-te.
Prima ho potato il melograno di nonno che era diventato una selva oscura (ma non ho ancora finito. Prima o poi finirò!) e dopo, boh, è successo per caso, ho pensato di rimettere a nuovo questo,



che era una vecchio lavandino di nonna declassato, con il tempo, ai piani bassi. Mi spiego meglio: nonna l'aveva comprato per la cucina di casa negli anni '70, poi lo ha spostato nella cucina che è in garage e poi lo ha spostato all'esterno (come potete vedere dalla foto). All'esterno c'è una specie di veranda con tavoli, sedie, un forno a legna etc. e ora che i nonni non ci sono più, c'è un gran casino (anche questo lo potete vedere dalla foto) che in questi giorni stiamo cercando di sistemare.

Fino a domenica mattina, insomma, questo lavandino di un metallo imprecisato era così.
Poi, ho fatto un salto da LeroyMerlin e nel pomeriggio ci ho messo le mani, l'ho carteggiato, e la mattina seguente appariva così,




Si vede la differenza?
Beh, perché, a dirla tutta, io non l'ho vista subito. Me ne sono accorta solo guardando le foto un paio di giorni dopo. La ruggine è andata un po' via - in alcuni punti è coperta dall'ombra, perché le foto sono state scattate in momenti diversi della giornata... e la Terra gira! ;) - e il lavandino nel complesso sembra molto più pulito. E in effetti lo era.
Purtroppo non ho scattato foto dei lati né dell'interno, ma vi assicuro che in alcuni punti era migliorato di molto (sì, in alcuni punti vedevo anch'io la differenza!).

E così, dopo aver scattato qualche foto, ho iniziato a passare la prima mano di vernice...

Volete sapere di che colore? 
Dai, facciamo un gioco, provate a indovinare! ^_^


giovedì 15 agosto 2013

Buon Natale!

Sono molte le cose che non capisco e una di queste è il Ferragosto.

"Si festeggia la metà dell'estate!" - ho sentito dire spesso e volentieri. Ma a me ha sempre dato l'impressione di essere la fine dell'estate. Cioè, in realtà io non penso che sia la fine dell'estate, ma il modo in cui viene festeggiato sembra la fine.

"Si festeggia l'Assunzione!" - è sempre stata un'altra risposta. Ma in realtà è solo un caso che le due festività coincidano. Quand'ero al mare, da bambina, c'era una processione di navi che partiva dal porto dove sono stata l'altro giorno e arrivava fin da noi per poi tornare indietro. A prua della prima nave c'era una statua bianca della Madonna e tutti i bagnanti si avvicinavano all'acqua a guardare la processione - dopo essersi fatti i gavettoni per tutto il giorno.
Il fatto è che il Ferragosto non è neanche questo.

"Si fanno i gavettoni!" - eh sì, da ragazzina, in spiaggia, si facevano i gavettoni. Sarà per questo trauma che negli ultimi anni, quando mi trovavo al mare, se non pioveva, evitavo come la peste di andare in spiaggia. Troppa gente. Troppi scherzi.

"Si fa il falò!" - mi pare di averlo fatto una volta sola (o al massimo due). Pensavo si facesse chissà che, invece alla fine ero stata semplicemente in giro di notte, tra lungomare e spiaggia, con un po' di gente finto-fricchettona che ci teneva un sacco alla fricchettonaggine, alle birre, al fumo, al relax. La parte più bella per me fu l'alba: veder sorgere il sole dall'acqua è uno spettacolo bellissimo. Seguìto poi dai cornetti caldi a colazione.

Poi, per un bel po' di anni, ho passato il Ferragosto in vacanza all'estero con gli amici e allora quel giorno in sé era un giorno come gli altri, ma allo stesso tempo era molto più figo e speciale, e soprattutto era vissuto intensamente. Il primo lo passai a Edimburgo e quella notte restammo senza ostello perché era tutto pieno. Durante il giorno, invece, ci fecero due multe perché avevamo parcheggiato prima sulle strisce bianche, che lì erano a pagamento, e poi al di fuori delle strisce, in una vietta piena di parcheggi. Avevamo passato la giornata al Fringe Festival, uno spettacolo per le vie della città, ne conservo ancora un ricordo bellissimo. Al Fringe, in mezzo alla strada, del tutto casualmente, ci siamo imbattuti in Ro., una ragazza spagnola che per un periodo aveva vissuto a Roma ed era amica di un'amica di un mio amico. Il mio amico l'aveva riconosciuta e abbiamo passato qualche ora insieme: lei ora viveva a Edimburgo. Quella sera, non trovando posti liberi negli ostelli, il mio amico chiamò Ro. e lei ci ospitò. All'arrivo, in cucina c'era I., una ragazza spagnola che voleva assolutamente farci assaggiare una cosa deliciousss che stava slinguazzando dal coltello, perché era talmente buona da non arrivare fino al pane: era paté di fegato di porco. Bleah! Quella casa era il rifugio dei diseredati. Non ho idea di quanta gente ci fosse là dentro. Noi dormimmo in 5 in una stanzetta 2x3 che apparteneva a qualcuno che non era in casa, e ci sistemammo con due materassi a terra e uno su un letto. Io condividevo il materasso a terra con V., ci faceva talmente schifo stare su quel coso lercio che a un certo punto allungammo contemporaneamente un braccio per afferrare qualcosa da mettere sotto la testa. Ci guardammo furtive e complici: "se non ci becchiamo qualche virus stasera, non ce lo becchiamo più!" Nei giorni successivi Ro. e la sua amica I. furono le nostre guide e con loro arrivammo qui,

Calton Hill - Google Images

prima di rimetterci in macchina e visitare il resto della Scozia. La cosa curiosa fu che quel contatto con Ro. ci fu utile quando, qualche anno dopo, andammo a Barcellona - ma non era Ferragosto, e Barcellona è un'altra storia.

Sembra che tutti in questo giorno di un'imprecisata festa debbano assolutamente fare qualcosa. C'è una smania da Ferragosto che mi stressa al solo pensiero. Camomillatevi!

Ferragosto deriva da feriae Augusti, il riposo di Augusto. L'antico Ferragosto, infatti, fungeva da ponte tra le fatiche lavorative delle settimane precedenti e le festività del mese di agosto - Vinalia rustica e Consualia.
Quindi io ne approfitto e oggi mi riposo!
E voi?

Buon Natale a tutti!

martedì 13 agosto 2013

Le (dis)avventure di (S)Fortunella III

Day 3, Day 4, Day 5, Day 6
I giorni 3, 4, 5 e 6 si possono riassumere con una breve carrellata di foto. Perché sì, dopo le ho fatte!




Vorrei tanto potervi dire che questo è un giavellotto, una lancia guerriera, una freccia di Robin Hood che ha trafitto le mie carni, ma è soltanto uno stupidissimo bastoncino per spiedini che un gran coglione simpatico mangiacarne ignaro ha gettato a terra incurante del pericolo nel quale sarei incappata io, agile ciclista spensierata in vacanza, rovinandomi la suddetta.





Questi sono il disinfettante e la pomata antibiotica, per curare l'infezione della ferita localmente.





Ecco a voi l'antibiotico per os, tanto per stare tranquilli, qualora l'infezione si fosse estesa a tutto il corpo.





Questa è l'aspirina che mi hanno portato C. e D., perché dopo aver avuto dolori osteoarticolari, muscolari, ghiandole infiammate, mal di testa e diarrea influenza intestinale, mi è venuta anche la febbre. Che, chiaramente, non poteva alzarsi durante il giorno, no, ma si è alzata di notte, quando ero sola in casa, non avevo un briciolo di forze e non avevo niente da prendere per abbassarla - e a quel punto mi sono data al rimedio della nonna, con acqua e aceto e pezze sulla fronte.

Ma la febbre non voleva saperne di scendere, così è iniziata una fitta corrispondenza col mio medico di famiglia ("l'importante è che la gamba non diventi rossa, altrimenti potrebbe essere flebite!"), che, per inciso, è andato in pensione un mese fa, e sono riuscita a rompergli le scatole non solo in vacanza, ma per di più durante la sua luuunga vacanza dopo 35 anni di onorata carriera. Non a caso si chiama Angelo. E io ho pianto fiumi di lacrime quando ho saputo che se ne andava... ah!

Dopo 4 giorni di antibiotico e febbre che non accennava a scendere, ghiandole infiammate, mal di testa e non ricordo più cosa, ho iniziato ad avere problemi ai bronchi. A quel punto, temendo il peggio, un pezzo della mia famiglia sgangherata è venuto a raccattarmi. La febbre è passata ieri, ma mi sento ancora piuttosto rimbambita.

Ah già, poi sono andata dal nuovo medico di famiglia, che mi ha dato questi,



un altro antibiotico e la tachipirina per aggredire la febbre.

Le parole più gettonate di questi giorni sono state:
- Che sfiga! - C. e D. in coro
- Che sfiga! - le prime farmaciste che mi hanno medicato
- Che sfiga! - il padre di D. che è venuto a prendermi per portarmi in ospedale
- Che sfiga! - l'infermiere del pronto soccorso
- Che sfiga! - la farmacista che mi ha dato disinfettante e pomata
- Che sfiga! - il farmacista a cui la farmacista ha raccontato la mia storia quando sono andata a comprare l'antibiotico
- Che sfiga! - il vicino di casa

e, dulcis in fundo,

- Sei stata proprio sfortunata! - il medico Angelo - c'è un motivo se è un Angelo!

Se vi steste chiedendo quale sia la connessione tra la ferita e l'influenza e il mio odio viscerale per la gentaccia che getta i rifiuti a terra, eccola: sono andata a farmi controllare la ferita in guardia medica per stare più tranquilla, invece quella megera-sorellastra-della-maga-magò mi ha fatto strapreoccupare, così ho iniziato a sudare come un cammello e quando sono arrivata in ospedale, con l'aria condizionata a palla e la gente malaticcia che starnutiva, mi sono beccata l'influenza. Nella speranza che non si tratti di mononucleosi, come sospetta il nuovo medico di famiglia. Ai posteri l'ardua sentenza.


PS: Se qualche casa farmaceutica è interessata a farmi recensire i propri prodotti, mi contatti pure in privato. Grazie. :P

PPS: Mi sembra che ci sia un detto che più o meno recita così: "Meglio fare invidia agli altri che fargli pena!" - sono sicura che mi state invidiando di brutto!

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lunedì 12 agosto 2013

Le (dis)avventure di (S)Fortunella II

Day 2
La mattina mi sono svegliata verso le 9, senza sveglia, stranamente riposata e sono andata a far provviste al supermercato dopo aver gonfiato le ruote della bici.
Beh, anche dopo essermi lavata e aver fatto colazione - nel dubbio vi venisse in mente, lo scrivo. ;)

Verso mezzogiorno sento C. e D.: sono in spiaggia, quasi pronti a rientrare per pranzo. Io, però, ho voglia di una passeggiata in bici, e così mi faccio i miei 10-12 km e dopo un'oretta rientro e pranzo.

Abbiamo appuntamento alle 16.30 davanti allo stabilimento vicino casa di D., che dista 20-25 minuti di bici da casa mia, per andare a fare una passeggiata nella cittadina vicino alla loro. Sono entusiasta, ho proprio voglia di sgranchire le gambe e fare un bel giretto laggiù, ma prima ne approfitto per riposarmi un po', rilassarmi e provare a vedere quali canali della tv si vedono.

Mentre mangio, scorro lentamente i canali dall'1 all'86 e sono lieta di annunciarvi che ho la gran fortuna di vedere i canali su: 4, 5, 6, 24, 25 e 86. E quando si vedono, hanno degli effetti speciali degni di Hollywood: strisce colorate, acustica acuta o pressoché inestistente - quest'ultimo caso deve servire ad aumentare le mie capacità di leggere il labiale - segnali di fumo vari e tanti bip bip.

Beh, insomma alle 16 salgo in sella e pedalo. C. e D. sono un po' in ritardo: una delle bici non va, così D. si porta C. sul portapacchi e partiamo. La cosa positiva di avere C. sul portapacchi è che posso parlare con entrambi contemporaneamente e nessuno dei tre a un certo punto deve retrocedere per far comunicare gli altri due. Vabbè, cose tecniche da passeggiatori e parlatori in bicicletta incalliti.

Pedala pedala, arriviamo. Ci fermiamo un po' - non so quanto - nella piazzetta antistante il porto e poi andiamo verso il porto. C. e D. ci sono già stati, d'inverno. Io no, ma sembra che ci sia stata da bambina. Lo spettacolo è bellissimo. Barche, acqua, cielo. Mi sembra quasi di essere tornata a Howth o a Marken, ma in versione italiana. Una versione più calda, più calda in tutti i sensi. Più calda per via della temperatura, ma è anche un luogo che scalda il cuore. Non so perché, la sensazione è stata questa però.

Propongo a C. e D. di inoltrarci sulla lingua di terra che porta al faro. D. è un po' fifone e prova a distogliermi da questa idea, ma io, temeraria, non lo ascolto neanche e mi sono già incollata la bici sulle spalle per metterla sulla passerella che è quasi a un metro da terra (dal punto in cui ci troviamo). È stata l'idea migliore che potessi avere.

Ci inoltriamo in mezzo al mare, ma sulla terra. Arrivo per prima al faro, mi volto e... vedo uno dei panorami più belli di tutti i panorami che ho visto finora. E mi dovete credere sulla parola, perché non ho portato con me la macchinetta fotografica, ho un cell che ha 10 anni ed è ancora in bianco e nero, quindi non fa foto; a C. si era rotto lo schermo dello smartphone e D. pensava di averlo lasciato a casa, invece ce l'aveva in tasca, che buzzurro!

Sullo sfondo c'erano gli Appennini, con alcuni monti facilmente distinguibili, poi davanti le colline verdi, poi davanti qualche gruppetto di case, poi davanti la costa e uno specchio d'acqua blu. E proprio in quel momento, mentre fotografavo nella mente questo spettacolo, un pesciolino è uscito dall'acqua a fare un paio di piroette. Bellissimo.

La via del ritorno, circa 12-13 km fino a casa mia, è stata un po' una sfida al calcolo delle probabilità.
Secondo voi, quante probabilità ci sono di essere infilzati come uno spiedino da un bastoncino per gli spiedini mentre si sta pedalando e non si tocca terra?
Beh, secondo me sono poche, ma con una mossa ardita da far invidia a Guglielmo Tell e Robin Hood messi insieme, sono riuscita a pestare un bastoncino con la ruota anteriore della bici, sollevarlo e conficcarlo nel piede in un nanosecondo, tanto rapido che non ci ho capito niente. Ovviamente il bastoncino era schifosamente lercio e non voleva saperne di uscire dal mio piede, ma con una presa secca lo tolgo senza danni apparenti, seguìto da una bella scietta ematica. 

Da lì, inizia l'Odissea:
- disinfetto in farmacia
- torno a casa e il dolore sale, sale, sale fino all'inguine
- gamba quasi bloccata e dolore lancinante
- chiamo C. e D. che mi portano alla guardia medica
- la guardia medica è un essere bizzarro che prima mi spaventa con la storia del tetano: "Crisi respiratoria, paralisi dei muscoli e poi muori" sono state le sue ultime parole 
- decidiamo di andare al pronto soccorso
- al pronto soccorso c'è un essere altrettanto bizzarro che mi accoglie con lo slogan: "Tanto se devi morì, mori lo stesso!" e continua a parlarmi di tetano e immunoglobuline
- io voglio parlare con medico vero, ma l'essere bizzarro mi dice che potrò parlarci solo se decido di fare le immunoglobuline
- tenta di convincermi a farle dicendo che sono sicure, poi quando gli chiedo: "Ma Lei le farebbe?" cambia solfa e mi dice che lui non le farebbe manco per niente - "tanto se devi morì, mori lo stesso!" - e queste immunoglobuline diventano improvvisamente non sicure: "Vengono da sangue umano, che ne sai se chi te lo dà ha l'Hiv, l'epatite, poi mica lo scopri subito, devono passare tre mesi. E allora sei fregata".
- ho 72 ore per decidere e decido di non farle e tornarmene a casa. Prima voglio parlare col mio medico

La notte sarà un po' meno tranquilla di quella precedente.


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domenica 11 agosto 2013

Le (dis)avventure di (S)Fortunella I

Beh, eccomi qua.
Sono partita. Sono tornata.
Mi sono fatta 5 giorni di fuoco - dal 2 al 7/08 - quasi completamente da sola e... ora ho proprio bisogno di partire sul serio.

Day 1
Mi sveglio presto e per un attimo penso di partire alle 9.30, ma poi mollo subito perché non voglio stressarmi troppo e rispettare i miei tempi, quindi faccio una delle cose che mi stressano di più al mondo: preparo la valigia. Il bus parte alle 13.30, ce la posso fare.
Alle 12.45 decido che non ce la posso fare.
Ansia eccessiva, necessità di relax pre-partenza e due gocce di calmante.
Parto con il bus delle 17.30. Lo prendo al volo, mi assicuro di poter fare il biglietto a bordo, mi siedo e mi rilasso. Per un attimo mi sento felice e soddisfatta di non aver rimandato all'indomani - altrimenti mi sarei sentita una merdaccia - e pronta ad affrontare la paura di arrivare con il buio e di dormire da sola in quella casa vuota.

Tre minuti dopo essere partiti, la ragazza col gatto seduta accanto a me si volta e mi guarda. Io sorrido a lei e al gatto, e lei: "Io chiedo scusa!" - Eh??! - "Io chiedo scusa, ma il gatto ha appena fatto la pipì. Mi dispiace per la puzza."
Eh nooo!! Che sfiga, con tutto il pullman proprio qui mi dovevo sedere? Speriamo che l'aria condizionata sia abbastanza forte da coprire l'afrore gattesco.
"Non l'aveva mai fatto prima, forse si è spaventata... Si sente la puzza?"
"No no, non ti preoccupare, sono cose che capitano. Finché c'è l'aria condizionata dovrebbe andare bene."
"Sicura? Perché io la sento. E tanto!"

Sistemato il problema pipì, la ragazza col gatto lancia un urlo: "Ho lasciato lo zaino in stazione!!!" 
E lì panico. Il mio. Perché per 30 secondi mi sono immedesimata. Poi ho cercato di rassicurarla, perché se aveva le cose importanti in borsa, tutto il resto si ricompra. L'hostess ha fatto qualche telefonata, le hanno recuperato lo zaino e promesso di portarglielo a destinazione il giorno seguente senza spese ulteriori. Una gran fortuna, direi.

Il viaggio, dopo, scorre tranquillo. Sono contenta di esser partita e di godermi i paesaggi collinari verdi, il cielo azzurro fino a tardi, i paesini arroccati sulle montagne, che sono sempre gli stessi, però stavolta sto viaggiando da sola, e allora è un po' come se fosse la prima volta.

Arrivo a destinazione con un po' di ritardo e c'è un mercatino sul lungomare che obbliga il bus a entrare nelle vie interne, così scendo al volo sul lungomare e cammino cammino per due chilometri prima di arrivare a casa. Avrei preferito camminare un po' meno, ma in fondo non mi è dispiaciuto poi tanto.

Riesco ad arrivare a casa persino prima di C. e D., che sono in macchina e si trovano nella cittadina accanto, quella che ho appena passato con il bus e che condivide lo stesso lungomare con la mia. Li avevo avvisati della deviazione causa mercatino e da pura cretina non gli ho detto di passare a raccattarmi e loro non ci hanno neanche pensato, perché credo che D. sia andato in paranoia per la strada da fare. Era una linea retta, ma ora inserire una deviazione a forma di C in quella linea retta lo turbava.

D. si considera una sorta di genio dell'informatica - non a caso io lo chiamo Maestro - e in effetti al pc ci sa fare, ma in macchina è terrorizzato dalle altre macchine, dalle strade, da non-so-che e insomma... per arrivare da casa sua a casa mia, dove peraltro era già stato, ha dovuto usare il navigatore. E io che ero a piedi con valigia, borsa e portatile ho fatto prima. Ma si può? Bastava regolarsi in linea d'aria, ma sembra che ormai "in linea d'aria" sia un'espressione d'altri tempi.

Bene, ci siamo. Sono davanti al portone, basta poco così per entrare. Prima mandata: ok. Seconda mandata: ok. Terzo pezzettino di mandata, un minuscolo click: non va! Non riesco ad entrare in casa, accipuffolina! Ho dovuto chiamare il vicino tuttofare, quello che mi ha smontato la grata esterna e rotto il vetro dell'angolo cottura quando io e mia sorella siamo rimaste chiuse fuori casa con la chiave all'interno, nella serratura, appena appena girata e impossibile da rimuovere dall'esterno. Quello che più o meno ogni anno viene a sistemarmi la caldaia perché io la luce ok, l'acqua ok, il gas ok, ma la caldaia mi manda nel pallone. Quello che mi fa gonfiare le ruote delle bici con l'attrezzo elettrico. Quello che pensa che sia una completa rincoglionita perché mi perdo sempre in un bicchier d'acqua. Ma vabbè, tant'è.

Insomma, alla fine entriamo - la porta è stata difettosa anche per lui, eh! - doccia ed esco subito con C. e D., perché a me e a D. la fame era quasi passata, ma C. si sarebbe mangiata anche me quando ho detto: "Datemi 5 minuti che ho bisogno di una doccia!"

Abbiamo cenato verso le 11, passeggiata al mercatino, abbiamo seguito il profumo dei cornetti caldi appena sfornati e ho fatto provviste per la colazione dell'indomani e poi mi hanno riaccompagnata a casa. Non tanto per raccattare la macchina, quanto per vedere se avevo appreso la tecnica del violento apriti sesamo! Sembra di sì. E ho passato una notte tranquilla - dopo aver controllato che non ci fossero folletti dispettosi sotto i letti! ;)

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