domenica 30 novembre 2014

L'attesa

Quando avrò una casa tutta mia, il 3 novembre sarà un giorno di festa.
Sarà il giorno in cui si apriranno le danze.

Sarà il giorno in cui inizierà l'attesa.


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E non c'è cosa più bella dell'attesa di una cosa bella.
La vivrò per me, perché mi dà gioia, perché mi fa sorridere, perché il sorriso si contagia...



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Sarà il giorno in cui tirerò fuori tutte le cose natalizie, inizierò a preparare l'albero, la casa si riempirà di lucine e di calore familiare, e il sottofondo musicale sarà quello di tutti i Natali passati e di quelli futuri.


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Ma se sarà così bello, perché aspettare un imprecisato Natale futuro e non iniziare fin da ora, anche se non è il 3 novembre, anche se non ho ancora una casa mia?

Che l'attesa inizi e...



Buona attesa a tutti voi!
^_^




mercoledì 19 novembre 2014

Biondo stupido naturale

Poi dicono che sono le donne!
Donna bionda = stupida. Dicono.
Donna al volante = pericolo costante. Dicono.

E invece no. Il troglodita ignorante assassino al volante è una sottospecie di uomo, biondo, con un tantino di riporto. Abbastanza giovane. Molto stupido.

Immaginatelo con meno capelli e con un'espressione meno intelligente, please.


Domenica mi sono concessa un'uscita dopo cinque settimane di malattia, che non è ancora del tutto sparita. Sono andata al cinema con L. e il cinema è in un centro commerciale.

Si capisce che domenica+cinema+centro commerciale a novembre quando strapiove non è un ottimo assortimento, ma quanto ci piace chiacchierare in macchina-nel-traffico-sul-raccordo-sotto-la-pioggia ce lo vogliamo mettere??! ;) 

E insomma dopo un'ora e mezza di chiacchiere in macchina-nel-traffico-sul-raccordo-sotto-la-pioggia per un percorso di quindici minuti (quindici!) siamo arrivati al centro commerciale e ci siamo inoltrate nella giungla del parcheggio.

Tattica: seguiamo chi esce.

Dico scherzando alla mia amica: "...che tanto poi, anche se scendo a fermare il posto a piedi, arriva sempre qualcuno in macchina che mi fa andare via..."

Insomma, ridendo e scherzando seguiamo una famigliola verso la macchina, scendo e vado a occupare il parcheggio.

Pè-pèè-pèèèè....

Il biondo-stupido al clacson con una mano suona e con l'altra, fuori dal finestrino, fa così

e urla: "OHHHHHHH!!!!!!!!"

Il classico italiota. Ignorante. Burino. Cavernicolo.

E così ha inizio una simpatica conversazione.

Lui: Ohhhh! Lèvate!
Io: Guardi, io e la mia amica li abbiamo seguiti.
Lui: Ma che... io stavo qua...
Io: Guardi, noi li abbiamo seguiti da quando sono usciti dal centro commerciale.
Lui: Non è vero.
Io: Come "non è vero"?
Lui: Ao', mo' m'hai rotto...

E preme l'acceleratore per investirmi o probabilmente per spaventarmi e farmi scappare.
Io non mi muovo di una virgola.

Lui: Daje, lèvate. Io so' stanco.
Io: Siamo tutti stanchi.
Lui: Sì, vabbè, io è un sacco che giro.
Io: Oggi, qui, girano tutti.

Poi lui e quella cosa moscia bionda tinta con le labbra rosso fuoco seduta lì accanto hanno affabulato qualcosa che non ho neanche perso tempo a decifrare, tanto di sicuro in due non facevano un neurone.

Io: Senta, Lei non ha capito una cosa. Io avevo già deciso di lasciarLe il posto quando era laggiù, non era necessario accelerare...

A lui è crollato il pavimento sotto i piedi, la sua faccia-di-merda ha cambiato espressione.

Io nel frattempo ho continuato: ...il problema è il modo!
Lui: Ma io non t'ho detto niente!

E qui ha alzato le spalle e le mani, come per dire: "Sono innocente"

Io: Come no? Lei mi ha urlato "OHHHHHHHH!!!!!!!" quando era laggiù. Ma come si permette? Io non sono un cane; sono una ragazza.

Faccia-di-merda non se l'aspettava questa.

Nel frattempo è arrivata la mia amica, preoccupata che mi investisse davanti ai suoi occhi, a sostenere la mia tesi: "Guardi, noi li abbiamo seguiti dall'uscita..."
Ma le ho detto che non c'era bisogno del suo intervento. Me la stavo vedendo da sola con quel tizio e non avevo ancora finito.
Lui ha accelerato di nuovo. Pochissimo stavolta, lo spazio era minimo.

Allora quella cosa moscia bionda tinta con le labbra rosso fuoco seduta accanto a lui ha affabulato qualcosa e io le ho detto: Ma tu ti fai dire "OHHHHHHH!!!!" da lui?

Poi lui ha continuato a parlare. Io ho insistito sui suoi modi e lui annuiva in maniera evidente a mo' di "sì, hai finito con la predica?" e poi esordisce con "Quaglia!"

E io: Maleducato!

In macchina, la mia amica: Se vuoi facciamo il giro e...



Io: Non mi interessa, non sono il tipo.


Morale della favola.
1. Io non mi metto a litigare per un posto, sono in grado di trovarmene un altro - e infatti dopo trenta secondi abbiamo parcheggiato in una posizione persino migliore.

2. Io non sopporto questa gente.

3. La mia amica dice che lui si è comportato così per mostrarsi "uomo" davanti alla cosa moscia.
Secondo me, questo non è mostrarsi uomo. Anzi, secondo me è proprio il contrario.

Sarebbe stato un comportamento da uomo, 
- se mi avesse parlato educatamente, 
- se mi avesse lasciato il posto, 
- se non mi avesse trattato in quel modo orribile, 
- se non avesse premuto per ben due volte sull'acceleratore.

4. Credo di essere più "uomo" di lui, perché in passato io:
- quando ero al volante, ho lasciato il parcheggio a chi era a piedi, uomo o donna, ragazza o ragazzo, bambina o bambino che fosse,
- quando ero seduta accanto all'automobilista, gli ho suggerito di lasciare il posto a chi c'era e passare oltre - anche se non ce n'era bisogno, perché chi guidava la pensava come me.

5. La cosa moscia non avrebbe dovuto perorare la causa del biondo stupido, ma avrebbe dovuto dirgli di lasciar correre.

6. L'unica cosa che avrebbe meritato di leggere su quella macchina sarebbe stato:


Perché ha premuto sull'acceleratore. Due volte. Volontariamente. 


Vi è mai capitato di trovarvi di fronte un cavernicolo del genere?
Come avete reagito?


martedì 18 novembre 2014

Storia di un racconto

Un mese fa, una piccola casa editrice lanciava un bando per selezionare alcuni racconti da inserire in un'antologia natalizia.

Ho deciso di partecipare e mi sono messa subito al lavoro.


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Poi il mio apparato respiratorio ha fatto amicizia con un batterio e... non si sono ancora lasciati!
Il che vuol dire che ci ho messo un po' più del previsto per scrivere il racconto, che è uscito molto più lungo del dovuto - il triplo! - e quindi inadatto a quel tipo di pubblicazione.

La mia Me paurosa, però, in quel momento è retrocessa e ha lasciato spazio alla mia Me impavida: ho deciso di inviare ugualmente il racconto, dato che era stato scritto appositamente per quell'occasione, non più a scopo di pubblicazione, ma per avere una valutazione sulla scrittura.

Positiva.
La valutazione è stata positiva. Il racconto è piaciuto. I temi trattati anche.
Mi è stata data la possibilità di pubblicare il racconto a patto di operare dei tagli ridimensionando un po' il tutto.

Io ho accettato, a patto di non intaccare due figure semipresenti nel racconto (non figure principali).

Dopo un paio di giorni ho ricevuto il testo editato.
L'effetto iniziale, subito dopo aver letto le prime righe: non mi ci rispecchio.
Non sono io.
È la mia storia scritta da qualcun altro.

Ci sono alcune soluzioni che mi piacciono anche: "sgranò gli occhi" invece di "spalancò", ma per il resto mi sembra una corsa al taglio in cui si perdono alcune attese (volute!), alcune scene "visive" (immaginate come se fosse un cartone animato), il carattere di alcuni personaggi e un po' di poesia (il mio stile!).

Chi ha corretto, non "vede" le immagini come le vedo io, dei luoghi realmente esistenti mescolati con un tocco di fantasia, e quindi si vanno a perdere alcune sfumature e nell'insieme il racconto sembra quasi un elenco di azioni.

Insomma, che faccio?
Cedo per essere pubblicata, per glorificarmi di avere all'attivo una pubblicazione - che, tra l'altro, non sarebbe a mio nome, perché uso uno pseudonimo - o mi tengo il mio testo e lo pubblico qui per voi?


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