mercoledì 31 luglio 2013

Paura della paura

Mi sembra impossibile che luglio sia finito - e che io non abbia scritto più niente.
In questi giorni ho fatto un po' di cose e niente di che allo stesso tempo.

Ho letto alcuni libri.
Studicchiato.
Rinunciato alla borsa di studio per ricerca tesi che avevo vinto a ottobre e che mi avrebbe portato in Canada. In Québec. A Montréal.

Lo so, non avrei dovuto rinunciare. Ma quest'anno è stata dura da un punto di vista fisico, psicologico e familiare. Desideravo andare a Montréal dal 2005, da quando mi sono lasciata sfuggire l'occasione sotto al naso e ora ho replicato. Probabilmente non è il momento giusto. Ma so che un giorno ci andrò.

Avevo pensato di rinchiudermi in casa dei nonni e passare l'estate a studiare, ma qualche giorno fa ho pensato di trasferirmi al mare per qualche giorno. Poi ho pensato di andare in montagna. E poi ho pensato di passare tre o quattro giorni al mare a rilassarmi e andare in montagna dopo esclusivamente per studiare.
Il fatto è che ho paura.
Di stare sola, di dormire sola in una casa. Del buio, della notte.
(E anche della polvere depositatasi in vent'anni di assenza!)

Ultimamente le mie paure sono cresciute esponenzialmente. Dovrei superarle. Affrontarle e superarle. Non so se ho il coraggio di farlo. Ma se non tiro fuori questo coraggio, non riuscirò mai ad affrontare nulla.

Voi avete qualche paura recondita?

giovedì 4 luglio 2013

Cretina

Tre ore fa uscivo dalla stanza della prof.
Con l'esame in tasca, il capitolo della tesi consegnato e i suoi complimenti.

Quattro ore fa speravo che qualche alieno mi avesse rapita. Oppure che avesse rapito lei. O che qualsiasi altro tipo di impedimento avesse svolto il suo sporco compito e avesse impedito all'esame di aver luogo.
Ho combattuto con il mio inconscio per presentarmi lì. Io non volevo andarci.
Sono entrata in aula e lei non c'era. C'era un altro prof. (che divide l'esame con lei, sono due moduli) e ho aspettato che terminasse di esaminare una tizia che non ha aperto bocca perché parlava sempre lui. Dopo una quarantina di minuti buoni ha finito il monologo e sono andata a chiedergli qualche info: "io non sono d'accordo con questa divisione dell'esame", ha detto. Avevo l'impedimento! Il mio inconscio esultava.
"Se vuole torno a settembre e sostengo entrambi i moduli lo stesso giorno", ha detto il mio inconscio incrociando le dita.
"No, no. Sono io il titolare dell'esame e le do il permesso di sostenere questa parte oggi. La prof. è nel suo ufficio". Inconscio triste.

Era al telefono. Ho aspettato in piedi, in direzione dell'uscita, bastavano pochi passi per fuggire via. Poi mi ha chiamato. Ero l'unica. Agitazione. Parole parole parole. "Ho portato il primo capitolo della tesi, se vuole..." - "Prima l'esame, dopo vediamo la tesi."
Agitazione. Salivazione azzerata.
"Non posso fare una figura di merda proprio con la relatrice! Che opinione avrà di me? Sono già così in ritardo su tutto", ha pensato il mio mononeurone in un lampo di lucidità subito annebbiata.

"Alors, mademoiselle..." - Prima domanda.

Non ricordo più cosa sia accaduto dopo. Non ero io.
Cioè, ero io, ma ero quella di una volta. Per un attimo, solo per un attimo sono tornata quella di una volta, quella che si sparava sette/otto esami a sessione e prendeva trenta. Quella che, quel trenta, non lo sbandierava mai ai quattro venti, ma lo custodiva gelosamente sullo statino, perché non era necessario sbandierare nulla.
E così ho parlato. Parlato, parlato, parlato. Per parecchi minuti senza interruzione.
Poi c'è stata qualche altra domanda e ho continuato a parlare, parlare...

"Complimenti signorina, mi ha fatto proprio una buona impressione, sono molto soddisfatta. Le do trenta e lode".

"Io... grazie... io non volevo neanche venire stamattina", ha detto il mio inconscio.
"E invece ha fatto proprio bene!"

Poi abbiamo visto la tesi. Ho dato alcune spiegazioni. Le sono piaciute, le è piaciuta l'impostazione. Dopo un'oretta ero fuori. Libera e felice. E incredula.

Sto lottando contro il mio inconscio che non vuole sbloccarsi. Piano piano, sembra che ce la stia facendo. I miei livelli di autostima sono registrati ai minimi storici. Se rasentassero lo zero, probabilmente sarei euforica, invece sento le gambe pesanti, la testa piena e tanta voglia di dormire.

L'unica cosa che mi viene in mente, in questo momento, è il lamento delle persone.
Innumerevoli volte mi è capitato di ascoltare i lamenti di chi prendeva dei voti bassi/al-di-sotto-delle-proprie-potenzialità e l'unica cosa che il mononeurone è riuscito a formulare è stato: "Ma non pensate di sopravvalutarvi un po' troppo? Com'è possibile che pensiate di aver fatto tutto il possibile se poi non è ciò che risulta? Forse vi eravate illusi di aver fatto tutto il possibile..."

Non sto qui a sparar sentenze dalla cattedra, vorrei soltanto riflettere un po'. Sulle apparenze.
Spesso mi è capitato di sentire alcuni commenti del tipo: "Ha detto che non sapeva nulla, invece ha preso tot! Che stronzo!"
Ecco, so che ci sono persone che fingono di non saper nulla perché non vogliono condividere "il sapere" con gli altri ed evitarsi un bel po' di seccature, ma non è questo il mio caso, quindi parlerò per me.

Io, a volte, penso di non sapere nulla perché sono convinta che ci siano talmente tante altre cose da sapere che quelle che so io sono infime e miserrime. Eppure, quando studio, mi pongo un migliaio di quesiti, cerco informazioni collaterali, leggo degli extra, mi informo sulla vita e sulle opere degli autori e dei critici che sto studiando, mi chiedo perché siano orientati verso un pensiero o perché scrivano in maniera così complicata dei concetti tanto semplici (!), in breve, non mi accontento di quello che mi si dà, cerco altro.
E nel mare di tutto questo altro, pur conoscendo alcune informazioni a menadito, sento di non sapere mai a sufficienza.
Il che non significa che non ho studiato e prendo trenta perché ho avuto culo.
Il che significa che, forse, ho un briciolo di umiltà minima necessaria a rendermi conto che nell'oceano di informazioni che potrei sapere, so soltanto un'ondina. Ma potrei sapere molto di più.

Non mi piacciono quelli che sparano a zero, che la buttano sul fattore C, che sbandierano a destra e a manca.
Oggi ho parlato solo per ricordarmi di avere più fiducia in me stessa e per dare voce a chi, come me, tende a tacere.

A voi è mai capitato di non avere fiducia in voi e poi di scoprire e riscoprire le vostre potenzialità nascoste? 
Sono sicura di sì, non sono mica l'unica! Fatemi sapere, sono curiosa! ^_^

Ti potrebbero anche interessare:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...