lunedì 30 dicembre 2013

Bilanci di fine anno e ringraziamenti

Prima della fine dell'anno, vorrei portare a termine qualcosa che mi è rimasto indietro:

- Vorrei ringraziare Annalisa ed Elena, autrici del blog L'ho fatto io, che mi hanno fatto una bella sorpresa a settembre regalandomi questo bel premio,





Grazie ragazze! ^_^ 

- Ringrazio tutti voi, perché il mio umile blogghettino ha raggiunto le 10.000 visite tempo fa - e ora le abbiamo anche superate!




- Dopo aver pubblicato il 100° post, mi sono resa conto di... aver pubblicato il 100° post!
In realtà, non ci avevo fatto caso prima perché ne ho scritti molti di più, ma non li ho pubblicati tutti perché, beh, perché a volte devo pensarci un po' su e altre devo completarli e così alla fine sto sempre indietro.

MA, ma... vi prometto che domani pubblicherò un post arretrato!

E poi vorrei provare a fare un bilancio relativo ai miei propositi per il nuovo anno.
In linea di massima, devo dire che il mio 2013 è stato un anno pesante fin dal primo giorno e spero di lasciarmi alle spalle tutta questa pesantezza e andare incontro a un futuro più piacevole. Nonostante gli eventi avversi, però, ho tentato di spuntare tutti i punti della lista.
Alcuni, li ho condivisi con voi:

I punti 15 e 16 li trovate nella sezione Rome wasn't built in a dayqui e qui.
Il punto 18, potete trovarlo un po' disseminato ovunque, ad esempio quando ho scoperto un pezzetto del mio albero genealogico; quando vi ho raccontato dell'Australia attraverso gli occhi di un viaggiatore moderno; quando ho narrato qualche fatto antico, dalla prima ubriacatura alla puntura del calabrone; e poi quando ho ritrovato L., la mia amica di vecchia data; sicuramente quando ho trovato uno dei bigliettini che ho scritto a nonna quand'ero bambina e anche quando ho trovato il suo diario (non ne ho parlato, non l'ho ancora letto...), e infine quando ho scoperto Babbo Natale.
Il punto 24 è nella sezione Paint... at home! I e II, e un po' in tutti i VeganMoFo, preparando qualche furoshiki, ma c'è un pizzico di punto 24 in tutti i post! ;)
Sul punto 25, continuo a lavorare assiduamente tutti i giorni. A volte ho persino dei risultati soddisfacenti!
Il punto 26, l'ho soltanto accennato un po' qui e uno spunto qui.
E tra i commenti, troverete un bel po' di punto 13!

Per il resto, ho fatto anche qualcos'altro, ma nulla che io possa mostrare.
Anzi, forse una cosa c'è:

Andate a vedere il punto 6, e ditemi se lo fate anche voi istintivamente dopo averlo letto.
Io sì. ^_^

E voi siete riusciti a portare a termine i vostri propositi per il Nuovo Anno? ^_^

domenica 29 dicembre 2013

La città ideale

Come si fa a scegliere un posto in cui vivere per i successivi... diciamo 3, 4 o 5 anni?
Voi come avete fatto o come fareste?

In base a quali parametri scegliere una nuova città?

Io non lo so.
Abito a Roma. Una città bellissima.
Ma a volte è troppo grande, c'è troppo traffico, i mezzi non funzionano come dovrebbero e negli spostamenti si perde tanto tempo. Io, in genere, ci metto un'ora e mezza per spostarmi da casa a X. 90 minuti persi, sprecati. Senza considerare il ritorno. A volte colmati da una lettura, ma a volte sono troppo stanca per concentrarmi e leggere, così ascolto un po' di musica. Portoghese, l'ho studiato sul treno. Mi sparavo almeno 2 ore di esercizi e grammatica tra andata e ritorno per 4 o 5 giorni a settimana che sono una media di 8-10 ore, escluse le lezioni. Programma del primo anno finito in anticipo e programma del secondo quasi completato (mancava solo una regola) entro la fine del primo anno. Ripasso a go-go.

Però non si può vivere sul treno!

La vita è fuori. 

E la mia città ideale sarebbe una città a misura di bici, con un clima mite; non troppo grande, ma neanche troppo piccola. Il problema è proprio questo concetto di grande e piccolo.
In base a cosa si determina la grandezza di una città?
Dalla superficie? Dagli abitanti? Dal numero di piccioni?
Ecco, io non mi so regolare.
Beh, tranne per il fattore piccioni. Quelli, meno sono, meglio è.

La mia città ideale è anche una città stimolante da un punto di vista culturale, deve offrire molteplici attività, deve risvegliare in me la voglia di fare qualcosa o di scoprire qualcos'altro o di imparare qualcos'altro ancora.

La mia città ideale è una città sicura, dove gli abitanti non hanno timore di essere derubati né in giro né in casa propria.

La mia città ideale ha il cielo azzurro.

La mia città ideale è pianeggiante, ma se guardi un po' più in là puoi scorgere le colline verdi e un pezzetto di mare.

Ok, dov'è una città così?
Ma soprattutto, qual è la vostra città ideale? ^_^


PS: Spezziamo una lancia in favore della mia città: il 23/12, verso le 18, passando in stazione ho assistito a una cosa bellissima: un coro intonava canzoni di Natale. Sembra che l'evento sia stato promosso dal municipio e sembra che ci fosse un coro canterino in ogni stazione del municipio. Bellissimo! Ho ascoltato Stille Nacht, canticchiando in mente e ricordandomi di quando la cantavo anch'io, a Natale, nel coro della scuola, e me ne sono tornata a casa un po' più felice. ^_^

mercoledì 25 dicembre 2013

Alla scoperta di Babbo Natale

Avviso importante:
se siete dei bambini al di sotto degli otto anni di età, non leggete quanto segue.



Polo Nord, Rudolph, Babbo, Campanella, Elfo e Orsacchiottino


Questa è la storia di come ho scoperto che Babbo Natale non esiste.

Quando Natale era il periodo più bello dell'anno e attendevo con gioia le vacanze e la slitta trainata da Rudolph che portava il ciccione più allegro e simpatico e buono e generoso del mondo - cavoli, è passato proprio un sacco di tempo da allora! - ... beh, dicevo, quando Natale era Natale, io ero solo una bambina. Curiosa.

Si sa, a scuola c'è sempre il più stronzo di tutti che inizia a smontare i sogni degli altri bambini fin dalla prima elementare.
Se siete dei bambini dagli otto anni in su e state leggendo, sì, ho scritto una parolaccia. Ebbene, sappiate che se uno è stronzo, è stronzo anche a sei anni. E spesso anche prima. Il gene della stronzaggine è congenito, innato. Se non sapete cos'è un gene, non importa, lo saprete tra qualche anno. Oppure cercate su Google.

Bene, dicevo che fin dalle prime vacanze di Natale della prima elementare, correva l'anno... ok, eravamo verso la fine del 1900... già i primi segnali di stronzaggine acuta iniziavano a manifestarsi in alcuni individui che da grandi sarebbero diventati dei trogloditi ignoranti e privi di immaginazione.

E così, provaci un anno e provaci un altro, in terza elementare nessuno credeva più al caro Babbo. Credevamo, però, alla magia del Natale. Qualcosa doveva pur succedere a Natale, altrimenti le suore non ci avrebbero fatto preparare la recita ogni anno!
Sì, andavo a scuola dalle suore. Se provate a prendermi in giro, sappiate che sono immune da tempo: ho dovuto sopportare le angherie dei bambini vicini di casa, quindi non funziona nulla. Fine.

Ecco, insomma, dicevo, la magia del Natale era una gran figata. La sorpresa era un'emozione bellissima, l'atmosfera che regnava in casa era calda e accogliente, e poi c'erano i dolci... i dolci!!! Ah già, poi c'erano anche fratello, sorella e cugino che erano più piccoli, e quindi in casa dovevo fingere di credere a Babbo, mentre a scuola non dovevo fingere e a volte potevo sembrare bipolare per un occhio esterno, ma non lo ero. Fidatevi.

Mia madre voleva - sottolineo voleva - che io ci credessi, così le facevo questo favore, ma in realtà cercavo le prove: cercavo il posto in cui nascondeva i regali.

A nove anni, l'ho trovato. 
Non ho potuto trovarlo prima, perché, crescendo, ho notato che mia madre correva a comprare i regali la sera del 24, e combatteva una dura lotta con il proprietario del negozio di giocattoli che più o meno alle 18 in punto voleva abbassare la saracinesca e tornare a casa a godersi la cena.

Quell'anno, invece, deve aver comprato i regali almeno un giorno prima. E lì è cascato l'asino! O  la renna! ;)

Allora, è successo questo: mia madre stava cercando un pennello per spolverare, non ricordava dove fosse. E io l'avevo visto, quel pennello. Di mattina, ero passata in camera sua per uscire sul balcone a chiamarla - forse perché la volevano al telefono - e avevo notato che l'armadio era aperto e uno degli scaffali era completamente vuoto. E su quello scaffale c'era il pennello.

Così, nel pomeriggio, quando lo cercava, le dissi che io sapevo dov'era e mi sono avviata verso la sua stanza. Lei ha fatto una corsa degna di Flash, mi ha sorpassato e ha sbarrato la porta della sua stanza col corpo, puntando ben bene i piedi a terra e spalancando le braccia. Anche gli occhi erano spalancati e la voce preoccupata:

- Dove vai?
- Il pennello era sulla mensola dell'armadio stamattina.
- No no, lì non c'è.
- Ma ci hai guardato?
- No no, lì non c'è niente.

Ao'! Scusate, ma quale bambino sano di mente non si sarebbe insospettito?
Beh, quel giorno ho fatto una delle cose più furbe che abbia mai fatto in vita mia: ho acconsentito, ho aspettato, mi sono appostata e ho attaccato.

Ho aspettato che calassero le tenebre, che mio padre mettesse a letto i pargoli - avevano bisogno della storiellina per addormentarsi, quindi mio padre era fuori gioco - e quando mia madre è scesa al piano di sotto, dai nonni, sono sgattaiolata in camera sua, ho preso lo sgabello rosso, ci sono salita sopra, ho aperto le ante dell'armadio e.... WOW!!!!!

Cosa non c'era in quell'armadio! Bambole, robot, giochi, giochi da femmina e giochi da maschio... sembrava un negozio di giocattoli in miniatura.

Poi ho sentito il portone di casa dei nonni chiudersi e così ho chiuso le ante, sono scesa alla svelta dallo sgabello, l'ho rimesso a posto e sono corsa da mia madre tutta contenta.
Cioè, io ero tutta contenta.
Lei no. Bianca, pallida, si è seduta in salone e ha dovuto fare i conti con la mia crescita.
Io, invece, ero felice di avere le prove. Finalmente.

Da allora, ho continuato ad aspettare Babbo con consapevolezza.
La consapevolezza di non essere presa in giro dagli adulti e la consapevolezza di poter chiedere direttamente ai diretti interessati il mio regalo. E la gioia di farne uno io a loro. Perché è bello ricevere, ma è ancora più bello donare. Con il cuore di un bambino.

Buon Natale a tutti voi! ^_^

martedì 24 dicembre 2013

Lo spirito del Natale

Questa non è una bella storia con lo Spirito del Natale personaggio principale indiscusso, personificato; uno spiritello furbetto e simpatico, ma anche buono e sensibile, una sorta di elfo, ecco... Sì, perché lo immagino verde, lo Spirito del Natale. 
Quella descritta è la storia che vorrei raccontare, invece stasera sono qui a fare una piccola riflessione. Sullo spirito del Natale.

Ai bambini, il Natale piace. Non credo possa esistere un bambino infelice a Natale. C'è l'attesa, la gioia, la sorpresa nel cuore dei bambini a Natale. E la verità è che io, a volte, vorrei chiudere gli occhi e lasciarmi trasportare a un Natale qualsiasi di quand'ero bambina. E la verità-verità, è che io lo faccio.

Poi i bambini crescono, e diventano adolescenti stupidi. E quella è una fase a cui nessuno può sottrarsi. E poiché è una fase di passaggio, ognuno la vive in un modo a sé.

Poi un giorno gli adolescenti compiono 18 anni e diventano adulti per la legge. Non sempre per il cervello. Più o meno giovani per gli altri.

Ecco, il problema arriva in questa fase, la fase adulta.
Agli adulti non piace il Natale. AGLI ADULTI NON PIACE IL NATALE.
Quelli che conservano un lato bambino continuano ad amare il Natale, ma la maggior parte degli adulti no.
Gli adulti si stressano.

Perché?
Beh, è ovvio. Il lato consumistico-mangereccio-regaleccio stressa. Tutto è una continua corsa.
La verità è che c'è un conto alla rovescia del regalo: "Mi sono tolto il regalo per zia Assunta, quello per la Tata, quello per cugino It, quello per la bisnipote del cugino del vicino di casa... mi mancano Ciccio, Secco e Cicciotto" e via discorrendo.

Poi c'è l'adulto che non ama le feste comandate. "Io odio le feste comandate!", ecco, l'adulto-io-odio-le-feste-comandate è un po' l'umanizzazione del Puffo Brontolone,




e la cosa che ho notato di più in quest'ultimo periodo è proprio questa: un gran numero di persone odia le feste comandate.

Per un attimo ci ho pensato e ho quasi condiviso il sentimento, ma poi mi sono resa conto che il mio non è odio, ma piuttosto insofferenza, o forse è solo puro e semplice stress. E poi ci ho pensato ancora per un po' e mi è venuta in mente una cosa. 
Le persone odiano le feste comandate perché sono infelici, e spesso sole.

Stare insieme, condividere qualcosa, anche soltanto una cena e un gioco fanno stare bene.
Ma allora perché le persone odiano stare insieme e passare qualche ora divertendosi?
Dipende sul serio dall'obbligo?
Non lo so.
Quello che so è che il Natale mi piaceva tantissimo da bambina, ma pian piano, crescendo, il mio spirito del Natale si è un po' stemperato, quasi offuscato. Eppure mi piacerebbe tornare a riviverlo con quella gioia spensierata! Allora sì, che sarebbe Natale!

La verità è che non mi sento di dire che non mi piace il Natale.
La verità è che spero con tutta me stessa di vivere i prossimi in un'atmosfera di festa, di gioia, di pace, di attesa, di sorpresa, di dono. Non più in un clima teso, ma con il cuore gonfio di amore.

Qual è il vostro spirito del Natale?

lunedì 23 dicembre 2013

Sull'autobus

Signora sale e si siede sul sedile davanti. Vista panoramica.

Dopo due fermate sale un baldo giovine con le cuffie in testa e si mette proprio davanti alla signora.

Signora: Ah bello, e però così non mi fai vedere niende!

Ma il baldo giovine ha le cuffie e non ha sentito, così la signora gli dà un buffetto sulla spalla.
Il baldo giovine si volta e la signora:

- Ah bello, e però così non mi fai vedere niende!

- Ah signo', e mica deve guida'!


Oggi pomeriggio sugli schermi ATAC. ^_^

mercoledì 4 dicembre 2013

L'inizio e la fine

Non mi è mai piaciuta la fine. La fine di una storia. Di un'esperienza. Di un film. Di un cartone animato. Di un romanzo. Della vita. Io ho sempre amato gli inizi.
Sono bravissima, quando scrivo gli inizi. Solo in questo momento avrei già in testa tre ipotetici inizi di tre romanzi diversi. Gli inizi... Se potessi, pubblicherei un libro di soli inizi.
Coinvolgenti, curiosi, delicati, sospettosi, dettagliati, pieni di voci, suoni, melodie, ronzii e un battito d'ali di farfalla.
Ma la fine, no. Non mi piace mai.

Ricordo che da bambina rimanevo incantata davanti a un cartone animato, era bellissimo. Coinvolgente. Entravo nella storia, così come entravo nella storia di un libro. Era bellissimo quando iniziavano le musiche e Ariel cantava oppure quando Belle scostava le tende della biblioteca e faceva entrare la luce oppure quando Giac e Gas Gas si davano da fare per creare un vestito adatto al ballo. Era bellissimo quando Judy scriveva le lettere oppure quando Jo scriveva il suo romanzo o quando Beth suonava il piano di nascosto oppure quando Candy saltava da un ramo all'altro.

E poi arrivava la fine. "E vissero tutti felici e contenti" e non si sapeva più niente delle vite dei protagonisti. La finestra era stata aperta e poi chiusa su di loro. Fine. Non c'era più niente da dire. O piuttosto, c'era un Deus ex machina che decideva quando chiudere la finestra. E se avessi voluto sapere qualcosa in più?

Ecco, l'inizio, invece, è tutta un'altra storia. Devi conquistartelo il pubblico, devi attirarlo verso la storia e poi dentro la storia e agganciarlo stretto e farci un pezzo di strada insieme. Devi coinvolgerlo, strizzargli un occhio, farlo commuovere, farlo ridere, devi suscitare delle emozioni. Ma non solo all'inizio, anche dopo. Durante.
E se la storia ti piace, entri nella storia, ti emozioni, piangi, ridi, sei parte di essa.
E alla fine? Alla fine c'è sempre "quel senso di..."

Stesso discorso vale per le nuove esperienze. All'inizio è tutto nuovo, sei incuriosito e al tempo stesso timoroso oppure spavaldo e sicuro oppure semplicemente ti butti nella nuova avventura. La vivi. Cresci. Sei più ricco interiormente. Fai un pezzo di strada insieme a qualcuno. Poi l'esperienza finisce. Restano i legami, il ricordo e "quel senso di..."

E nella vita è un po' la stessa cosa. All'inizio, attrai tutti e tutti ti sorridono. Durante, prendi e lasci. Costruisci. E alla fine, beh, alla fine non sai bene com'è, sai solo com'è la fine degli altri. È quasi come un film, ti hanno preso, ci hai fatto un pezzo di strada insieme, hanno suscitato in te delle emozioni, resta il ricordo e poi resta sempre "quel senso di..."

È un po' come quando ti dicono, "Ti piace di più l'alba o il tramonto?"
Ecco, quando me lo chiedevano, diciamo alle scuole medie o all'inizio del liceo, dire "il tramonto" era figo e tutti dicevano che il tramonto era bellissimo, poetico, meraviglievolissimevolmente fantastico per il gioco di luci, il colore del cielo e magari il modo in cui il sole andava a nascondersi dietro al Tirreno.
Io, però, non sono mai andata al mare qui vicino. Io ho sempre visto l'Adriatico. E per me la risposta era "l'alba", ma non avevo mai il coraggio di dirlo a gran voce. Era "l'alba", perché con l'alba iniziava tutto. E c'era un gioco di luci tra cielo e mare, e l'aria era fresca e frizzantina, e il sole spuntava dall'acqua a dare il buongiorno. E a poco a poco il lungomare e poi la spiaggia si riempivano di persone, sempre di più, sempre di più. Ma all'inizio, all'alba, erano poche. Perché l'alba è di nicchia.

Molti dicono che la fine è sempre un nuovo inizio. Sono d'accordo. È il solo modo che ho per farmi piacere la fine.

****

Questa riflessione è scaturita dopo aver terminato la lettura di un brano che ho preparato per un corso. Io, inconsciamente, ho preparato l'inizio perché giorni fa non ho avuto modo di leggere il brano per intero. Ora l'ho terminato, tanto per sapere "come andava a finire", e la fine non mi piaciuta. Non credo mi sia piaciuta. Mi ha lasciato un po' di "quel senso di..." che non mi piace granché. Non è un "quel senso di..." positivo. È piuttosto un "quel senso di..." del tipo: "Vabbè, chisseneimporta, avrei potuto anche non finirla questa storia, che forse mi sarebbe piaciuta di più". O forse questa è solo la parte più ignorante di me che non capisce il sublime. Fatto sta che una manciata di minuti fa ero più felice. Mi piaceva di più quando non sapevo la fine.

E voi preferite l'inizio o la fine? L'alba o il tramonto?

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