sabato 9 marzo 2013

Pomodori verdi fritti alla fermata del bus

L'altro giorno, una volta scesa dal treno, ho deciso di aspettare il bus per tornare a casa.

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Di solito torno a piedi, ma l'altro giorno era il 28 febbraio ed era l'ultimo giorno utile per utilizzare la tessera mensile che avevo usato poco, così ho aspettato.
Appena arrivata alla fermata, ho chiesto a una signora bionda, sulla sessantina, se aspettasse da molto e VROOOOM, la signora ha iniziato a parlare parlare parlare.

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Le avevo fatto una domanda alla quale avrebbe potuto rispondere con un semplice o no, invece le ho dato il la per iniziare il suo lungo monologo. Stava andando a casa del figlio che la aspettava per le 18. Gli aveva promesso che sarebbe arrivata in tempo per mettere su il sugo per la cena serale. Certo certo, non era lei a voler andare a tutti i costi a casa del figlio, eh, era lui che reclamava la sua presenza! D'altronde, da quando abitava da solo, era così.

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Però l'auto si faceva attendere, rischiava di far tardi. E quel povero figlio la stava aspettando. Dal monologo, siamo giunti a qualche forma interrogativa: in breve, la bionda voleva sapere dove abito. Ha affinato lo sguardo e ha iniziato a guardarmi insistentemente, provando a capire chi fossi o da chi discendessi. "Dove scendi?" "Alla fermata X" "Ah, scendi alla posta! Eh, io quella strada lì vicino non la faccio, perché è stretta e col buio mi fa paura!" "Eh già, non la faccio neanch'io" "E allora perché non prendi questo bus, e scendi alla fermata Y, poi aspetti il bus Z e vai a destra?" "Perché non mi conviene aspettare il bus Z e poi preferisco camminare!" "Beh, ma se abiti vicino al centro commerciale ti conviene! Oppure abiti più su?" E non so perché, ho avuto la strana sensazione che mi conoscesse, o piuttosto che conoscesse la mia famiglia. O forse era solo la sua invadenza a farmi prendere lucciole per lanterne, comunque, io, che ho avuto quel gran bravo maestro di Kevin McAllister,


Qui in originale, mins 0:50-0:59
(scena tagliata, nel film è la commessa a parlare, come si vede nella versione italiana)


Qui in italiano, mins 1:52-1:57


ho resistito e, cambiando discorso, le ho detto: "Abbia fede, signora, adesso il bus arriva!"
Apriti cielo! Tutta risentita mi ha risposto che ha fede, infatti va tutti i giorni in chiesa e, se avesse saputo di dover aspettare così tanto, sarebbe entrata, indicando qualcosa alle nostre spalle - in effetti la fermata del bus si trova proprio davanti alla chiesa.
E in quel momento, il suo blabla ha subito una curva religiosa che ormai non seguivo più. Mi indicava uno striscione affisso al muro che costeggiava la chiesa, ma io non riuscivo neanche a leggere cosa ci fosse scritto, speravo solo che arrivasse il bus o che magicamente comparisse la mia bici su un'altrettanto magica pista ciclabile e che pedalassi via alla svelta.
E poi è magicamente apparso il bus!

Insomma, a partire da questo incontro, ho iniziato a riflettere su quanto la gente sia stressata, inacidita, invadente, insoddisfatta, voglia mostrare e dimostrare necessariamente qualcosa agli altri, e  sia arrabbiata col mondo. 
Quella signora era piena di rabbia dentro, ma ci teneva a mostrare il suo attaccamento al buonismo, e poi aveva un'estrema voglia di parlare di sé e di sfogarsi di cose che non funzionano, fermo restando che le cose non funzionano al di fuori, e non nella sua vita.

Tutte queste sensazioni negative sono controproducenti.
La società non dovrebbe essere più rilassata, gentile, discreta e soprattutto soddisfatta?
Cosa ci spinge a essere così mediocri?

Io non ho le risposte, ma so una cosa. Io non voglio diventare così.
E poi voglio una città a prova di bici!

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